Necropoli di Chellah
Distante appena 3 chilometri dal cuore pulsante di Rabat, Chellah si rivela come un portale temporale che spalanca le porte su millenni di storia marocchina stratificata.
Distante appena 3 chilometri dal cuore pulsante di Rabat, Chellah si rivela come un portale temporale che spalanca le porte su millenni di storia marocchina stratificata. Quest'eccezionale testimonianza archeologica, che gli Arabi chiamano شالة (Shālla) e che un tempo portava il nome romano di Sala Colonia, racchiude le tracce più remote dell'insediamento umano nel fertile delta del Bou Regreg.
L'esplorazione di questi 7 ettari offre un'esperienza unica nel suo genere: due epoche storiche distinte si intrecciano armoniosamente sotto i nostri occhi, rivelando prima una città dalle radici fenicie che fiorì sotto la dominazione romana, poi una necropoli dinastica islamica medievale. Percorrendo i sentieri che costeggiano i resti del Decumano Massimo, del foro dove ancora si scorgono le vestigia della Curia, della fontana monumentale e dell'arco trionfale, emerge con nitidezza l'importanza cruciale che questo centro rivestiva durante la dominazione romana. La necropoli di Chellah conquista il titolo di uno dei siti più incantevoli di Rabat, dove giardini lussureggianti popolati di alberi da frutto e tappeti di fiori selvatici multicolori abbracciano le maestose strutture millenarie.
Quest'itinerario di scoperta ci condurrà attraverso questo tesoro archeologico che sorge a soli 200 metri dalla residenza reale di Mohamed VI, tracciando la sua evoluzione dai primi insediamenti fenici fino alla metamorfosi in necropoli merinide del XII secolo, epoca durante la quale i sultani elessero questo luogo dimenticato come sede dei loro monumenti funebri.
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In Questo Articolo Parliamo di:
#1. Le origini di Chellah: dai Fenici ai Romani
#2. La rinascita islamica: la necropoli merinide
#3. Spiritualità e tradizione: i marabutti e il culto popolare
#4. Architettura, natura e restauro
#1. Le origini di Chellah: dai Fenici ai Romani
Le radici di Chellah affondano in epoche molto anteriori alla dominazione romana. L'area catturò inizialmente l'interesse dei navigatori fenici che, intuendo il valore strategico di questa posizione sulle sponde del Bouregreg, stabilirono qui un emporio commerciale durante il primo millennio a.C.
-Insediamenti fenici e cartaginesi
I Fenici, maestri del commercio e della navigazione provenienti dall'odierno Libano, conferirono a questo insediamento il nome "Shalat" (???), vocabolo punico che identifica la "roccia". Sebbene alcuni archeologi abbiano sollevato interrogativi sulla reale presenza fenicia in questa zona, le indagini archeologiche condotte da Jean Boube hanno portato alla luce frammenti di ceramiche fenicie datate al VII e all'inizio del VI secolo a.C., fornendo conferma definitiva della loro presenza.
La dominazione cartaginese subentrò successivamente, trasformando il sito in uno dei 300 insediamenti punici che punteggiavano la costa nordafricana, estendendosi dalla Libia fino alle regioni meridionali del Marocco. Quest'avamposto rivestiva un ruolo di primo piano grazie alla sua collocazione privilegiata che agevolava i traffici commerciali con le diverse civiltà del Mediterraneo.
-Sala Colonia: la città romana
L'influenza romana raggiunse la regione nel I secolo a.C., culminando con l'annessione ufficiale dopo la scomparsa del re Tolomeo nel 40 d.C., quando il territorio entrò a far parte della provincia di Mauritania Tingitana. Roma edificò una nuova città sopra l'insediamento preesistente, denominandola "Sala Colonia".
Sala romana si distingueva per la sua magnificenza: circondata da possenti fortificazioni e arricchita da templi, terme e dimore signorili, si sviluppò come un centro nevralgico di intensi traffici commerciali. Le campagne di scavo hanno messo in luce uno straordinario complesso monumentale che comprendeva tre templi mauritani, un foro, un campidoglio, una basilica, una curia, un ninfeo, un arco trionfale e terme. Le epigrafi scoperte attestano che la città acquisì lo status di municipium verso la metà del II secolo d.C.
Il porto di Sala fungeva da approdo per le imbarcazioni commerciali romane dirette verso il sudovest, consolidando il ruolo della città come snodo fondamentale nelle rotte commerciali e militari regionali.
-Declino e abbandono del sito
La fine del IV secolo segnò l'inizio dell'abbandono di alcuni tra i principali monumenti cittadini. Il maestoso tempio capitolino, ad esempio, venne convertito in area cimiteriale e deposito di rifiuti. Nonostante il ritiro delle legioni romane di occupazione, Sala conservò collegamenti con l'Impero Romano, come testimoniano i reperti archeologici di provenienza visigota e bizantina.
Il processo di spopolamento graduale di Sala ebbe inizio nel V secolo e, quando le forze arabe musulmane giunsero nel VII secolo, la città versava già in stato di rovina. Attorno al 1154 d.C., i residenti rimasti attraversarono definitivamente l'Oued Bouregreg per stabilirsi nella città di Salé.
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#2. La rinascita islamica: la necropoli merinide
Secoli di silenzio avvolgevano le rovine di Sala quando la dinastia berbera dei Merinidi scoprì in questo luogo dimenticato il perfetto scenario per la propria eternità. Il sito archeologico stava per conoscere una seconda vita, questa volta intrisa di spiritualità islamica e grandezza architettonica.
-La dinastia Merinide e la scelta del sito
La stirpe berbera dei Merinidi estese il proprio dominio su Rabat, Meknes e Fez durante gli anni 1240, fissando poi la propria corte principale a Fez. Il regno merinide abbracciò il Marocco dal 1269 al 1465, e questi sovrani individuarono nell'antico sito di Sala Colonia un luogo carico di significato storico e religioso, trasformandolo nella necropoli dinastica che gli Arabi chiamano شالة (Shāllah). La collina che si erge maestosa sul fiume Bouregreg donava al luogo quell'atmosfera mistica e solenne che i sultani ricercavano per il loro riposo eterno.
-Mausoleo di Abou al-Hassan
Tra tutti i sepolcri, quello del sultano Abou al-Hassan (1331-1348) spicca per magnificenza e importanza storica. Questo sovrano, soprannominato il "Sultano Nero" per la sua carnagione scura, trovò qui la sua dimora finale nel 1351 dopo una morte avvenuta in esilio, riposando accanto alla moglie Shams al-Duha, scomparsa due anni prima nel 1349. La stele funeraria di Abu El Hassan rappresenta un autentico gioiello dell'arte funeraria islamica: scolpita nel marmo bianco più pregiato e ornata con decorazioni elaborate, questa lastra monumentale si estende per 2,16 metri di lunghezza e registra con precisione che il sultano spirò "nelle montagne di Hintâta, vicino a Marrakech, il 27 di Rabi I nell'anno 752 dell'Egira".
-Moschea di Abu Yaq'ub e Medersa
L'edificazione merinide prese avvio nel 1284-85, quando il sultano Abu Yusuf Ya'qub destinò questo luogo alla sepoltura della consorte Umm al-'Izz. Accanto al sepolcro della regina sorse una moschea dalle dimensioni raccolte ma dall'architettura raffinata, struttura che resiste ancora oggi al passare del tempo. La sala di preghiera si articola attraverso quattordici pilastri realizzati in mattoni cotti, coronati da possenti archi a ferro di cavallo che conferiscono solennità all'ambiente. La madrasah, preceduta da un minareto rivestito di zellige policromi, occupa il settore nordorientale della necropoli e comprendeva una sala di preghiera, celle disposte su due piani e un cortile scoperto che favoriva la meditazione.
-Hammam e Vasca delle Anguille
Il settore sudorientale del complesso funerario custodisce l'hammam merinide, raro esempio di architettura termale del XIV secolo ancora visibile in Marocco. Quest'edificio, costruito tra il 1339 e il 1358, presenta una pianta rettangolare (28,50 metri per 10,40 metri) che rispetta fedelmente i canoni classici del bagno moresco. La celebre vasca delle anguille, concepita originariamente come sala delle abluzioni per la moschea di Abu Yusuf, è avvolta da un alone di mistero e leggende popolari. Le anguille che popolano queste acque sono venerate come creature sacre; la tradizione popolare attribuisce loro facoltà soprannaturali capaci di influenzare il destino umano. Le donne che visitano il sito vi gettano uova sode e pane, rivolgendo alle anguille preghiere per "allontanare il destino malvagio".
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#3. Spiritualità e tradizione: i marabutti e il culto popolare
L'evolversi dei secoli ha plasmato Chellah, trasformandolo da necropoli dinastica a santuario spirituale vivente, dove pellegrinaggi e rituali ancestrali continuano a tessere la trama quotidiana della devozione popolare.
-Chi erano i marabutti
Questi maestri spirituali, conosciuti come "marabout" nella terminologia francese, rappresentavano figure di santità (denominate "Sidi") che caratterizzavano l'Islam nordafricano. Sebbene l'ortodossia islamica non contempli formalmente il culto dei santi, il Marocco ha abbracciato profondamente questa tradizione. I marabutti personificavano una dimensione spirituale che trascendeva le dottrine rigide, creando santuari di pace dove il raccoglimento permetteva di lenire le sofferenze dell'anima. Durante l'epoca post-merinide, i mistici sufi stabilirono la loro dimora a Chellah, mutando l'antica madrasa in una zawiya, centro di formazione e pratica religiosa sufica.
-Le tombe delle sante e dei santi
Il settore sud-occidentale del complesso custodisce una collezione di mausolei che accolgono le spoglie di venerati personaggi sacri: Sidi Lahcen al-Imam, Sidi Yahya Ben Younus, Sidi Amer al-Masnaoui, Lalla Sanhaja, Lalla Regraga e Lalla Chama. La sepoltura di Shams al-Duha acquisì nella tradizione popolare l'identità di una giovane chiamata Lalla Chella, figura alla quale si fa risalire l'etimologia del nome del sito. Le donne fedeli si recano presso questi sepolcri appendendo le proprie cinture all'interno delle qubba, accompagnando questo atto simbolico con invocazioni e promesse votive, prevalentemente rivolte all'ottenimento di discendenza maschile.
-Il significato spirituale delle anguille
La vasca delle anguille (Bassin aux Anguilles) costituisce forse l'elemento più misterioso dell'intero complesso di Chellah. Le donne in cerca di fertilità offrono uova sode alle anguille sacre, convinte che questo antico rituale possa propiziare il concepimento e agevolare il parto. Il cerimoniale prevede anche il lancio di piccole monete nella vasca, accompagnato dal gesto di sputarvi dentro. Nel simbolismo spirituale, l'anguilla incarna tenacia e determinazione, poiché avanza costantemente oltrepassando qualsiasi impedimento, rappresentando tanto la vigoria maschile quanto la sacralità femminile.
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#4. Architettura, natura e restauro
Le maestose architetture che punteggiano Chellah narrano episodi straordinari di resistenza temporale, sopravvivendo a secoli di intemperie e sconvolgimenti tellurici che avrebbero potuto cancellarne per sempre la memoria.
-La cinta muraria e le porte monumentali
Le fortificazioni di Chellah, innalzate nel 1339 durante il regno del sultano Abu El Hassan, delineano un perimetro pentagonale irregolare il cui lato maggiore si estende per circa 300 metri. Queste imponenti barriere difensive, che si elevano tra i 6 e i 9 metri d'altezza con uno spessore di 1,60 metri, sono scandite da 23 torri dalle geometrie variegate. L'ingresso principale cattura immediatamente l'attenzione del visitatore: la sua decorazione elaborata si sviluppa tra due torri ottagonali, mentre archi sovrapposti esibiscono motivi ornamentali che richiamano conchiglie e pigne.
-I Giardini delle Torri e la fauna locale
All'interno di questo parco archeologico di 7.000 metri quadrati, sorgenti perenni alimentano un sistema di canali e bacini che solcano dolcemente il territorio. L'area si è trasformata nel tempo in un santuario naturale che accoglie una varietà notevole di specie vegetali e animali, divenendo dimora prediletta per colonie di cicogne che hanno eletto le rovine antiche a luogo di nidificazione.
-Reperti conservati al Museo di Storia e Civiltà
I tesori archeologici recuperati durante le campagne di scavo a Chellah trovano oggi collocazione nelle sale del Museo di Storia e Civiltà di Rabat, offrendo ai visitatori l'opportunità di approfondire la conoscenza storica di questo sito millenario attraverso l'osservazione diretta dei manufatti.
-Effetti del terremoto del 1755 e restauri recenti
L'evento sismico che colpì Lisbona nel 1755 provocò danni considerevoli alle strutture di Chellah. Le onde d'urto di questo devastante terremoto si propagarono attraverso l'intera Penisola Iberica fino a raggiungere il Nord Africa. Grazie a un ambizioso programma di restauro avviato nel 2021, il sito ha potuto riaprire le sue porte al pubblico nel 2024. I visitatori possono attualmente accedere al sito con un biglietto standard da 70 MAD, mentre l'esperienza arricchita dall'audioguida richiede un investimento di 120 MAD.
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#5. Conclusione
L'esperienza di Chellah si configura come un'autentica immersione nelle stratificazioni temporali del Marocco, dove ogni pietra sussurra narrazioni che attraversano i millenni. Quest'eccezionale palinsesto archeologico custodisce l'essenza di civiltà che hanno plasmato questo territorio: dall'eredità fenicia alle vestigia della grandiosa Sala Colonia romana, fino alla sacralità della necropoli merinide. Le maestose fortificazioni, i mausolei riccamente ornati e la vegetazione che abbraccia le antiche strutture testimoniano la magnificenza di questo luogo irripetibile.
Chellah offre una dimostrazione eloquente di come la memoria storica possa fondersi con la devozione popolare. I rituali legati ai marabutti e le credenze che avvolgono le anguille sacre rivelano la persistenza di pratiche ancestrali nel tessuto contemporaneo, conferendo a questo complesso archeologico una vitalità spirituale che perdura nel tempo.
L'attraversamento di questi spazi carichi di storia permette di percepire l'eco di voci lontane mentre si osservano le cicogne che hanno eletto dimora tra le rovine millenarie. Gli interventi di restauro recenti hanno garantito la salvaguardia di questo patrimonio incommensurabile, consentendo una fruizione piena della bellezza e del significato racchiusi in ogni elemento architettonico.
Al termine di questa esplorazione di Chellah, l'eredità che portiamo con noi trascende la mera acquisizione di nozioni storiche: abbraccia una comprensione più profonda dell'identità marocchina, dove passato e presente, eredità islamiche e pre-islamiche si amalgamano in perfetta armonia. Chellah trascende la dimensione di semplice destinazione turistica per diventare teatro vivente della storia, spazio di riflessione sul fluire del tempo e sulla continuità delle esperienze umane che si dipanano attraverso i secoli.