In Questo Articolo Parliamo di:
#1. Ubar: Sulle Tracce della Leggendaria Atlantide delle Sabbie
#2. La Leggenda: Cosa Racconta il Corano
#3. La Scoperta: Quando La Tecnologia Spaziale Incontra L'Archeologia
#6. La Via dell'Incenso: Perché Ubar Era Così Importante?
#7. Visitare Ubar: Info Pratiche
#8. Combina Ubar con Altre Attrazioni
#10. Perché Dovresti Visitare Ubar?
C'è qualcosa di irresistibilmente affascinante nelle città perdute. Atlantide, El Dorado, Machu Picchu prima della
sua riscoperta... storie che mescolano storia e leggenda, realtà e mito. E nel cuore del deserto omanita c'è **Ubar**,
la città che per secoli è stata considerata solo una leggenda, fino a quando i satelliti NASA non l'hanno trovata
davvero. Sì, hai letto bene: la NASA.
Ubar compare nel **Corano** e nelle **Mille e Una Notte** con il nome di **Iram**, descritta come una città
incredibilmente ricca, con palazzi d'oro e torri che toccavano il cielo. Era il centro del commercio dell'incenso, una
merce che allora valeva quanto l'oro, forse di più.
La leggenda narra che il popolo di **Ad**, che abitava Ubar, divenne arrogante e corrotto. Rifiutò i profeti mandati
da Dio, credendosi invincibile grazie alla sua ricchezza. Come punizione, una terribile tempesta di sabbia spazzò via
la città in una sola notte, inghiottendola nel deserto. Poof. Sparita.
Per secoli, Ubar è stata considerata pura fantasia. Un racconto morale, una metafora. Come Atlantide, insomma:
bella storia, ma inventata. Fino al 1992.
Nel **1992**, un team guidato dall'avventuriero e documentarista **Nicholas Clapp** fece una scopertasensazionale. Usando immagini satellitari della NASA che potevano penetrare la sabbia, identificarono antiche rotte
carovaniere che convergevano tutte verso un punto nel deserto del **Rub' al-Khali** (il "Quarto Vuoto"), nel sud
dell'Oman.
Scavando in quel punto trovarono le rovine di una fortezza ottagonale con torri possenti, cisterne d'acqua, e prove di
un insediamento che prosperò tra il 2800 a.C. e il 300 d.C. Il radiocarb
onio non mentiva: era proprio lei, Ubar.
Ubar si trova vicino alla moderna città di **Shisr**, nella regione del **Dhofar**, nel sud dell'Oman. È a circa
**170 km** a nord della città di Salalah, in pieno deserto. Per arrivarci devi attraversare il Rub' al-Khali, uno dei
deserti più inospitali del pianeta – non chiamato "Quarto Vuoto" per caso.
Il sito archeologico è piccolo ma potente. Non aspettarti città come Petra o Pompei. Quello che vedi sono le
fondamenta di quella che era una fortezza-oasi cruciale sulla via dell'incenso. Ma è quello che rappresenta che ti
colpisce.
Il sito mostra:
**La Fortezza Ottagonale** - Le mura perimetrali sono ancora visibili, con le torri che segnavano gli angoli.
Immagina: questa fortezza proteggeva pozzi d'acqua preziosi quanto l'oro nel deserto.
**Le Torri** - Alte originariamente diversi metri, oggi sono ridotte ma impressionano ancora. Servivano sia per
difesa che per orientamento: i viaggiatori le vedevano da lontano e sapevano che l'acqua era vicina.
**Le Cisterne** - Sistema incredibile di raccolta e conservazione dell'acqua. Senza questi pozzi, nessun commercio
dell'incenso sarebbe stato possibile.
**Il Museo** - Piccolo ma ben fatto, con reperti trovati negli scavi: ceramiche, strumenti, monete. Ogni pezzo
racconta una storia di mercanti, cammelli, e fortuna.
L'**incenso** veniva estratto dagli alberi di Boswellia sacra che crescono solo nel Dhofar. Questo incenso era
richiestissimo in tutto il mondo antico: Egizi lo usavano per imbalsamare, Greci e Romani per i templi, Persiani per
le corti reali. Valeva letteralmente quanto l'oro, a volte di più.
Le carovane partivano da qui cariche di incenso e attraversavano deserti mortali per raggiungere Gaza, Petra, e poi
Roma. Ubar era il primo punto di sosta, il checkpoint cruciale. Chi controllava Ubar controllava il commercio.## Come È Finita Davvero Ubar?
La verità è meno drammatica della leggenda ma ugualmente affascinante. Gli archeologi hanno scoperto che Ubar
fu costruita sopra una **caverna calcarea** piena d'acqua. Per secoli, gli abitanti scavarono sempre più pozzi
sempre più profondi. Fino a quando, probabilmente intorno al 300 d.C., la caverna collassò.
Il terreno sprofondò portandosi dietro edifici, torri, persone. Non fu Allah a punirla, fu la geologia. Ma capisco
perché abbiano preferito la versione con la tempesta divina: fa più effetto.
I superstiti abbandonarono la città. Senza acqua, Ubar era inutile. Il deserto la ricoprì lentamente, e la leggenda
nacque sulle sue rovine.
**Come arrivare:**
Da Salalah, guida verso nord sulla strada 31. Dopo circa 2 ore arrivi a Shisr/Ubar. La strada è buona, asfaltata, ma
sei in mezzo al nulla. Assicurati di avere benzina piena e acqua abbondante.
**Quando andare:**
I **mesi migliori** sono da ottobre a marzo. Il deserto in estate è un inferno letterale: 45-50°C all'ombra (e non c'è
ombra). In inverno è perfetto: giornate calde ma non troppo, notti fresche.
**Orari di visita:**
Il sito è aperto dalle 8:00 alle 18:00. Il biglietto costa circa **1 OMR** (2-3 euro). Il museo è incluso.
**Quanto tempo serve:**
1-2 ore sono sufficienti per vedere tutto. Ma se sei un appassionato di storia e archeologia, puoi facilmente passarci
mezza giornata, leggendo tutti i pannelli e immaginando come era la vita qui duemila anni fa.
Ubar da solo vale il viaggio, ma se sei nel Dhofar, ci sono altre meraviglie vicine:
**Wadi Dawkah** (30 km) - La foresta di alberi di incenso, patrimonio UNESCO. Qui vedi da dove veniva l'oro
bianco che ha reso Ubar ricca.
**Khor Rori** - Le rovine dell'antica città portuale di Sumhuram, dove l'incenso veniva imbarcato per il mondo.
**Salalah** - La città principale del Dhofar, con il suo festival del monsone (Khareef) unico in tutta l'Arabia.
- **Acqua**: almeno 2 litri a persona
- **Cappello e crema solare**: il sole del deserto non perdona- **Scarpe comode**: il sito è roccioso
- **Macchina fotografica**: le rovine nel deserto sono fotogeniche
- **Senso dell'avventura**: essenziale
Perché non è Petra. Non è Machu Picchu. Non ci sono orde di turisti con selfie stick. È un sito archeologico
autentico, in mezzo al nulla, dove puoi davvero sentire il peso della storia.
Stare lì, circondato da dune infinite, guardando le pietre che furono una volta torri orgogliose, fa riflettere. Fa
pensare a quanto siano fragili le civiltà, a quanto sia potente il deserto, a quante storie sono sepolte sotto la sabbia.
E c'è qualcosa di poetico nel fatto che sia stata trovata con i satelliti. L'antica tecnologia delle carovane scoperta con
la tecnologia spaziale. Il passato e il futuro che si incontrano nel deserto.
Ubar ti ricorda che le leggende a volte sono vere. Che la città perduta esisteva davvero. E che sotto le dune del Rub'
al-Khali potrebbero esserci altre storie che aspettano solo di essere trovate.