Secondo il capitolo finale del Deuteronomio, il Monte Nebo è il luogo dove al profeta ebreo Mosè venne concessa una visione della Terra Santa concessa da Dio agli Ebrei. "Poi Mosè salì dalle steppe di Moab sul Monte Nebo, cima del Pisga, che è di fronte a Gerico." (Deuteronomio 34:1).
Secondo la tradizione ebraica e cristiana, Mosè fu sepolto sul monte da Dio stesso e la sua ultima dimora è sconosciuta: gli studiosi continuano a discutere sul fatto che il Nebo sia o meno la medesima montagna a cui si fa riferimento nella Torah.
Secondo i musulmani, Musa (Mosè) sarebbe stato sepolto non sulla montagna ma qualche chilometro più a ovest, al di là del fiume Giordano.
Sulla vetta della montagna, nota come Syagha, sono stati scoperti i resti di una chiesa e monastero. La chiesa, scoperta nel 1933, venne edificata nella seconda metà del quarto secolo al fine di commemorare il luogo della morte di Mosè e presenta la pinta classica delle basiliche. Ampliata alla fine del quinto secolo d.C. e ricostruita nel 597 d.C., 597. la chiesa viene nominata per la prima volta nel resoconto di un pellegrinaggio effettuato da una donna, Eteria, nel 394 d.C. 394.
Sotto il mosaico pavimentale della chiesa sono state scoperte sei tombe scavate nella roccia. Nell'attuale presbiterio è possibile ammirare i resti di mosaici pavimentali risalenti a vari periodi: il più antico è un pannello con una croce tortile, attualmente disposto all'estremità orientale della parete meridionale.
Il 19 marzo 2000, Papa Giovanni Paolo visitò la chiesa durante il suo pellegrinaggio in Terra Santa (il Monte Nebo è infatti uno dei più importanti siti cristiani in Giordania). Durante la visita, il Papa piantò un ulivo accanto alla cappella bizantina, come simbolo di pace.
Oltre al Monte Nebo, sono altri quattro i luoghi sacri compresi nell'elenco redatto dal Vaticano in occasione del Giubileo del 2000.
La scultura raffigurante la croce con il serpente (nota come Monumento del serpente d'ottone) collocata in cima al Monte Nebo è stata creata dall'artista italiano Giovanni Fantoni e simboleggia il serpente di bronzo forgiato da Mosè nel deserto (Numeri 21:4-9) e la croce su cui venne crocifisso Gesù (Giovanni 3:14).